La poesia
dell’attore
è fatta di spazio,
di carne
e di PResenza.
OPERE
TEATRALI
Non teatro intellettuale, ma teatro concreto. Il concreto è semplice, parla chiaro, immagina, si rivela e rivela il dramma dell’esistenza. La scena allora è più che un riflesso della vita, è un fatto reale, potente come la vita.
L’illusione è distrutta e trasformata in azione.
Dietro gli oggetti e non dietro la scenografia devono celarsi concetti, simboli, idee, e quanto più i simboli sono ambigui, maggiore sarà la loro forza di suggestione. E lo spettatore smette di osservare soltanto, e pensa, si commuove e intuisce, perché si commuove e pensa.
Re Lear è morto a Mosca
testo e regia di César Brie e Leonardo Ceccanti, con la collaborazione di tutto l’ensemble
attori creatori: Altea Bonatesta, César Brie, Leonardo Ceccanti, Eugeniu Cornitel, Davide De Togni, Anna Vittoria Ferri, Tommaso Pioli, Annalesi Secco e Alessandro Treccani
1948. 13 gennaio, Minsk. Un furgone investe e uccide Solomon Michoels: di lui restano un orologio da polso fermo alle dieci di sera, due figlie e una moglie. Notte fra il 23 e il 24 dicembre, Mosca. Venjamin Zuskin viene rapito nel sonno, interrrogato, torturato e quattro anni dopo fucilato. Il grande Teatro Ebraico di Mosca, il Goset, perde Lear e il suo matto. Il primo e unico Re Lear in Yiddish non andrà mai più in scena. Il mandante di questi omicidi è Iosif Stalin.
Solomon Michoels e Venjamin Zuskin: due attori ebrei, due amici, condannati per aver volato troppo in alto. Colpevoli di aver immaginato un teatro d’arte fatto di canti, danze, poesie e colori in lingua Yiddish nell’Unione Sovietica di Stalin. Un viaggio in Russia per raccontare una storia vera ormai dimenticata, attraverso i dipinti di Chagall e i personaggi del Re Lear. Uno spettacolo di memorie da riscoprire, custodite al di là del palcoscenico.
Foto di Laila Pozzo
Foto di Laila Pozzo
Foto di Laila Pozzo
Foto di Laila Pozzo
Nel tempo che ci resta
Elegia per Falcone e Borsellino
testo e regia di César Brie
attori: César Brie, Marco Colombo Bolla, Elena D’Agnolo, Rossella Guidotti, Donato Nubile
Un cantiere abbandonato a Villagrazia, il luogo dal quale partì Paolo Borsellino per andare incontro alla morte. In questo cantiere un uomo fa rotolare per terra delle arance. Tra le lamiere appaiono quattro figure che il profumo delle arance ha tolto dalle ombre. Si chiedono dove sono, qual é la terra in cui si trovano. Si riconoscono.
Sono le anime di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Paolo Borsellino e Agnese Piraino Leto. L’uomo che ha lanciato le arance si presenta: è Tommaso Buscetta, il pentito di mafia. Le anime delle due coppie e del pentito si incontrano per raccontarsi e raccontarci cosa è successo prima e cosa è accaduto dopo.
I morti non serbano rancore, ricordano con precisione, intrecciano fatti, accadimenti, segnali, indizi. Avevano visto e previsto tutto, anche la cattiveria e il tradimento.
Foto di Paolo Porto
Foto di Paolo Porto
Foto di Paolo Porto
Foto di Paolo Porto
Boccascena
di e con César Brie e Antonio Attisani, con Caterina Benevoli
Due uomini di teatro si incontrano per caso dopo tanto tempo, su un palcoscenico che potrebbe essere una zattera nell’altrove.
La loro è stata un’amicizia ruvida, senza compiacimenti né complicità, entrambi seguendo su diverse mappe le tracce di un teatro necessario a sé stessi e agli altri.
In questo ritrovarsi ironico e disincantato, l’enigmatico Servo di scena suggerisce e suona i temi privati e universali che hanno interpretato, chissà se bene o male nel corso della loro vita. L’esercizio della sincerità è la loro ultima recita costellata di incidenti, una musica incostante nella quale affiorano le conseguenze dell’amore travolgente per un teatro popolato da mille personaggi e specialmente, in quest’ultimo passaggio, dal Gatto e la Volpe, l’anziana coppia che vorrebbe giustiziare simbolicamente quel Pinocchio che è diventato un “bravo bambino”, il vero vincitore nella realtà storica.
Foto di Paolo Porto
Foto di Paolo Porto
Foto di Paolo Porto
Foto di Paolo Porto
120 Chili di Jazz
di e con César Brie
Dietro questo racconto si celano tre amori. L’amore non corrisposto per una donna per la quale si finirebbe all'inferno; l’amore per il jazz, che aiuta Ciccio Méndez a sopportare la sua immensa solitudine, e l’amore per il cibo, nel quale Ciccio trova brevi e appaganti rifugi e consolazioni.
Il mare in tasca
di e con César Brie
Il tema di questo spettacolo é l’amore. Il personaggio é un prete. L’ azione si sviluppa nella stanza del prete dietro la sagrestia. Il tema permette all’ autore di rivedere la sua esistenza ed il prete permette all’ attore di dialogare con Dio, nel quale non crede. Il pubblico fittizio, rappresentato sulla scena, permette al sacerdote di rivolgersi al pubblico reale senza confonderlo con il suo gregge. Deve essere chiaro: il personaggio del prete esiste affinché si accetti la sua irrealtá. Non si tratta di credere nella veritá della scena ma nella veritá della finzione.
Foto di Gabriele Ciavarra
Foto di Gabriele Ciavarra
Foto di Gabriele Ciavarra
Foto di Gabriele Ciavarra
Il Vecchio Principe
testo e regia di César Brie, omaggio a Antoine Saint Exupery
attori: César Brie, Vera Dalla Pasqua e Fabio Magnani
musiche di Pablo brie
In un ospedale geriatrico, Vecchio, un paziente anziano dice di venire da una stella dove ha lasciato un fiore. Antoine, l'infermiere, lo ascolta. A volte si spazientisce perché Vecchio si alza di notte, parla con persone che non ci sono ed è preoccupato per il fiore che ha abbandonato. Il giorno delle visite arrivano il primario, un nipote ubriacone, una nipote donna d'affari sempre attaccata al cellulare e un altro visitatore che accende e spegne le luci di continuo. Vecchio si sente solo nell'ospedale, cerca gli uomini nei corridoi deserti, confonde i lampioni con le stelle e sogna il suo fiore col quale contemplava i tramonti. Antoine comincia a capire che Vecchio è fedele ai propri ricordi e che il mondo gli sembra assurdo senza amicizia, amore e tempo per guardarsi intorno. Quando Antoine capisce che Vecchio gli sta insegnando a vivere in un'altra forma, Vecchio si accorge che è ora di tornare al suo pianeta.
La mite
adattamento e regia di César Brie
attori: Daniele Cavone Felicioni, Clelia Cicero
Continua, dopo *Karamazov*, il viaggio di Cesar Brie nell’opera di Dostoevskij.
“Finche lei è qui va ancora tutto bene, posso andare a guardarla ogni istante, ma domani quando la porteranno via, come farò a rimanere da solo?”
Con questa domanda un usuraio cerca di capire cosa è accaduto alla sua giovane moglie. Lui racconta, cerca di ricostruire, di vedere, di capire. Lei non può rispondere, è la sua memoria, la sua colpa, il suo silenzio. I due sono in scena senza separarsi mai, in un dialogo di azioni e parole.
Orfeo ed Euridice
testo e regia di César Brie
attori: Giacomo Ferraù, Giulia Viana - Compagnia "Eco di Fondo"
Orfeo con la sola forza del suo canto prova a strappare la sposa Euridice dal regno dei morti. La forza e la poesia del mito si intrecciano in questo lavoro con uno dei temi di attualità più controversi: quello dell'eutanasia.
Senza offrire risposte, lo spettacolo interroga lo spettatore sulla forza e la grandezza del sentimento d'amore.
La Volontà. Frammenti per Simon Weil
testo e regia di César Brie, basato sugli scritti e la vita di Simon Weil
attori: Catia Caramia, César Brie
Una donna appoggiata contro un muro. Su quel muro, un uomo disegna un letto.
La donna, in piedi e allo stesso tempo coricata nel suo letto, parla con dio.
In quel letto non più disegnato, ma fatto d’aria, si troveranno a galleggiare, sostenuti dalle loro anime e dalla forza della loro purissima amicizia, Simone e il poeta Joe Busquet, ferito alla schiena nella guerra e invalido per sempre.
E in un’altro letto, verticale ora, come la sua vigile attenzione, Simone sprofonda l’ultimo giorno della sua vita mentre descrive ai suoi cari il destino dei folli di Shakespeare, condannati come lei a dire la verità e non essere capiti da nessuno.
Ero
testo, regia e interpretazione di César Brie
Dietro parole come amore, morte, assenza, dolore, gioia, si celano vicende personali, volti precisi, piccoli disagi, rimpianti sbiaditi, eventi apparentemente infimi che hanno segnato la nostra esistenza. Ognuno di noi è abitato da questi eventi, sono comuni a tutti, appartengono a tutti. Ognuno ha il proprio elenco di volti, gesti, drammi e carezze.
Questo lavoro è un viaggio attraverso le vicende annidate dietro le grandi parole. Indaga sul bambino nascosto dietro al vecchio; indaga sul vecchio che si disfa del bambino. Cerca l’anziana annidata nel volto della fanciulla e la ragazza che scopre l’amore tra le rughe del tempo. A ognuno di noi è data la possibilità di tornare dall’esilio, di aprire la porta della nostra casa. A ognuno di noi è data la possibilità di non rimanere accecati dalla luce dell’annunciazione.
Foto di Gabriele Ciavarra
Foto di Chiara Ferrin
Foto di Ilaria Scarpa
Foto di Gabriele Ciavarra
Karamazov
da F. Dostoevskij - di César Brie
attori: Clelia Cicero, Manuela De Meo, Adalgisa Vavassori, César Brie, Gabriele Ciavarra, Daniele Cavone Felicioni, Giacomo Ferraù, Vincenzo Occhionero, Pietro Traldi
Non dovevamo temere Dostoievskij; i suoi grandi temi dovevamo affrontarli con il sorriso sulle labbra. La solennità è nemica del teatro. Dire il vero tramite il bello non bastava. Dovevamo rischiare, andare sulla soglia, utilizzare ambiguità, crudeltà, rabbia, ironia e contaminazione come risorse artistiche atte a svelare il male e il dolore. Sono i bambini i protagonisti occulti di questo lavoro. Lo strazio del dolore infantile percorre il romanzo e ci riporta al dolore di tutte le guerre, alla solitudine degli inermi, all’ingiustizia del dolore come misura degli uomini, di cui pagano il fio gli innocenti. Per questo i bambini sono pupazzi, oggetti inermi sui quali piove la gelida doccia del sopruso.
Foto di Chico de Luigi
Foto di Chico de Luigi
Foto di Chico de Luigi
Foto di Chico de Luigi
Nella tana del lupo
testo e regia di César Brie
attori: Isadora Angelini, Mia Fabbri, Luca Serrani
Uno spettacolo per tutte le età da 6 a 100 anni!
Denis è un lupo vegetariano, che adora mangiare foglie di radicchio e semi di girasole, è appassionato di calcio e colleziona i rottami provenienti dagli incidenti sulla statale che passa proprio sotto la sua tana. Uno spettacolo coinvolgente e divertente con momenti di graffiante umorismo e di poesia.
Foto di Paolo Porto
Foto di Paolo Porto
Foto di Paolo Porto
Foto di Paolo Porto
Albero senza ombra
di e con César Brie
L'11 settembre 2008 nel Pando, regione della giungla boliviana, si è consumato un massacro di contadini. Ho indagato in un documentario questi fatti, e ho scoperto le responsabilità dei massacratori, del governo, di alcuni dirigenti. Il lavoro teatrale non cerca di denunciare ma di scoprire gli uomini dietro i fatti. Mi appartiene il dolore degli altri quanto il mio dolore non appartiene a nessuno. Da questa inutilità nasce Albero senza Ombra: che indaga solitudini, storie reinventate di esseri umani che il sonno pesante del benessere relega in un mondo distante, e che invece sono il rovescio della moneta che tutti consumiamo.
Foto di Gabriele Ciavarra
Foto di Gabriele Ciavarra
Foto di Gabriele Ciavarra
Foto di Gabriele Ciavarra
Solo gli ingenui muoiono d’amore
testo, regia e interpretazione: César Brie
Un uomo veglia l’abito di un morto mentre attende i parenti e gli amici che arriveranno a dare l’ultimo commiato alla salma.
L’uomo ricorda l’infanzia del morto, i suoi amici, sua madre e suo padre, la sua educazione sessuale, la sua iniziazione nella politica, le sue sventure d’amore, le sue ossessioni artistiche. Mentre ricorda, l’uomo si veste con l’abito del morto. Nessuno arriva.
Verso la fine, l’uomo rivela la sua identità.
È lui il morto, così solo che deve vegliare se stesso.
Carica il suo bagaglio di ricordi, e si avvia verso il forno crematorio a ridurre in cenere e fumo le memorie della sua esistenza.
Foto di Gabriele Ciavarra
Foto di Gabriele Ciavarra
Indolore
testo e regia di César Brie
Questo lavoro parla della violenza domestica che attraversa tutte le classi sociali.
La percentuale di persone (soprattutto bambini e donne) maltrattate nelle proprie case è altissima. Una donna su tre è stata vittima di violenza tra le pareti domestiche.
Le vittime sono spesso indifese, non tanto per assenza di legislazione ma per la debolezza psicologica in cui si trovano. Denunciare un sopruso significa spesso esporsi al ripudio della famiglia del coniuge, della propria e dei vicini.
La scenografia è un ring di pugilato, metafora di un luogo chiuso dove i litigi si alternano alle tregue e dal quale non si esce se non sconfitti, distrutti psichicamente, feriti o morti.
Abbiamo prima creato le immagini, le abbiamo ordinate in uno spazio scenico - il ring di pugilato - e in seguito abbiamo scritto per quelle immagini un testo poetico.